Pierluigi Antonucci - Alla luce della pittura
A cura di Daniela Pietranico
La mostra si compone di oltre sessanta piccole tele ad olio realizzate negli ultimi anni dall’artista Pierluigi Antonucci, principalmente nel suo studio abruzzese di Popoli (Pe), dove è tornato a vivere e lavorare dopo gli anni milanesi.
Classe 1982, Pierluigi Antonucci predilige una pittura lenta, provinciale e di paesaggio. Pittura della memoria pensata e pesata ma al contempo leggera e malinconica, e a memoria Pierluigi Antonucci dipinge vedute naturali delle vicinanze, case, cortili, nature morte, finestre e squarci di cielo dove prevale la soggettività dell’artista e delle sue emozioni, che non tenta di nascondere ma che lo guidano nella ricerca artistica.
Egli rivolge il suo interesse al colore invece che al disegno: non esita a dipingere ombre colorate o alberi con tinte insolite, variazioni atmosferiche dove i toni chiari contrastano con le ombre complementari con tutte le sfumature del blu e del marrone.
I soggetti spesso familiari e i paesaggi vengono depurati da ogni futile decorazione e si dissolvono nell’ambiente, senza un contorno netto, come in un ricordo.
Fa uso di prospettive troncate, dove il punto di fuga esce dalla cornice, così come il fatto di tagliare le figure degli alberi ai bordi della tela o di non centrare il dipinto sul suo soggetto.
La pittura si compone spesso di pennellate rapide e materiche su fondi stesi a modo di acquerello: la sua pittura lascia quel senso di incompiutezza tale da suggerire l’impressione, con contrasti di luci e ombre che riproducono sulla tela le sensazioni e le percezioni visive che il paesaggio, naturale o familiare, gli comunica nelle varie ore del giorno ed in particolari condizioni di luce.
Che ore sono? Questa è la domanda che l’artista si pone ogni volta che si trova di fronte ad una tela. La luce infatti, centrale nel suo lavoro, si palesa come luce fioca cosi come dominante, atmosferica o artificiale, ma sempre presente anche quando è nascosta dietro le nuvole o proviene dal proiettore di un vecchio cinema.
Grato alla lezione dei suoi maestri come Jean-Baptiste-Siméon Chardin per le nature morte o Giorgio Morandi per le grandi case presentate in tutta la loro volumetria, Pierluigi Antonucci dedica il suo ricordo anche a Nino Spallone, amato amico e artista suo conterraneo, che negli anni cinquanta aveva abbracciato la scuola astrattista londinese.
L’amore per i colori e le sfumature della sua terra d’origine lo hanno condotto a stravolgere le priorità, sottolineando l’essenziale e guidando il pubblico in una esperienza sensibile alla luce della pittura. La visita alla mostra è accompagnata dalla musica del cantautore abruzzese Ivan Graziani, che con canzoni ormai diventate parte della cultura musicale italiana ci induce quella strana sensazione di essere “fottuti di malinconia” così come nel contemplare le opere di Pierluigi Antonucci.
Dal 22 giugno al 20 luglio 2024
Giovedi, Venerdi e Sabato
dalle 16 alle 19 e su appuntamento
Info:
+39 085 7951672